Femminicidio di Giulia Galiotto, il caso choc delle cartelle esattoriali alla famiglia. L’Agenzia delle Entrate: «Abbiamo agito correttamente»
La famiglia non molla: «Denunciamo una stortura del sistema». Il caso finisce in Parlamento grazie al deputato modenese Stefano Vaccari
SASSUOLO. L’Agenzia delle Entrate conferma la correttezza del proprio operato nel caso choc dell’invio delle cartelle esattoriali ai famigliari di Giulia Galiotto, uccisa ad appena 30 anni dal marito Marco Manzini, ora completamente libero. A fronte di un risarcimento ordinato da una sentenza per un milione e 200mila euro – somma mai arrivata alla famiglia – l’Agenzia delle Entrate ha fatto pervenire la cartella per oltre 6mila euro.
«Vicini alla famiglia»
«L’Agenzia delle Entrate – scrive l’ente – desidera in primo luogo manifestare vicinanza e comprensione alla famiglia Galiotto. Pur dovendo, purtroppo, confermare la correttezza del proprio operato nel rispetto della normativa vigente in materia di imposta di registro, l’Agenzia si è immediatamente attivata per promuovere un confronto istituzionale con il ministero della Giustizia per verificare l’applicabilità, al caso concreto, dell’istituto della registrazione a debito, in base al quale la parte danneggiata viene esonerata dal pagamento. Questo istituto, in base al dettato normativo, si applica infatti alla sentenza di condanna nell’ambito del processo penale ma non anche, come nel caso in questione, alla successiva pronuncia esecutiva nell’ambito del processo civile».
«Denunciamo una stortura»
Una comunicazione che non frena la famiglia dalla battaglia per avere giustizia. «Non stiamo cercando né comprensione, né tanto meno commiserazione né da parte dell’Agenzia delle Entrate né di altri organi dello Stato – afferma Giovanna Ferrari, mamma di Giulia –. Stiamo denunciando una stortura nel nostro sistema che penalizza le vittime dirette o collaterali di reati violenti, pretendendo una percentuale di un risarcimento loro spettante prima ancora che lo abbiano percepito. Una tassa assurda e ingiusta posta su un credito non su un reddito. Una palese ingiustizia. Non solo lo Stato non si attiva per assicurare che gli autori di reato rispettino la parte risarcitoria della sentenza, né tantomeno provvede a risarcire le vittime, quando il pregiudicato non è nelle condizioni di farlo. Non solo cioè abbandona le vittime a se stesse, ma lucra sull'irrisarcibile danno umano subito. Non è accettabile che l’Agenzia delle entrate si nasconda dietro il «così s’è sempre fatto». Se questa è la norma, è la norma a dover essere modificata, non si può pretendere che siano sempre i cittadini e le cittadine ad adeguarsi alle storture e all’ingiustizia».
Il caso in Parlamento
Il caso, intanto, approda in Parlamento grazie al deputato modenese del Pd Stefano Vaccari, che con i colleghi Debora Serracchiani e Federico Gianassi ha depositato un’interrogazione al ministro Giancarlo Giorgetti. «Andremo in fondo – conclude Vaccari – ma intanto esprimiamo la nostra vicinanza e il totale sostegno alla famiglia, che già ha avuto una perdita irreparabile e, nonostante questo, continua a ricevere sale sulle ferite da situazioni come quella oggetto della nostra interrogazione».Fem
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