Lavori per sistemare il ponte sulla Nuova Estense, si rischia una lunga chiusura
Proseguono senza sosta i rilevamenti dei super consulenti chiamati da Anas. E intanto si guarda all’estate: «Se non si riapre la stagione turistica ne risentirà»
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SERRAMAZZONI. Nessuna buona notizia sulla riapertura del viadotto sulla Nuova Estense. Solo una lunga e logorante attesa per chi percorre quel tratto ogni giorno per lavoro, a bordo di auto e soprattutto camion, e ora si trova costretto a scegliere percorsi alternativi.
I rilevamenti, a seguito della chiusura dovuta al peggioramento delle condizioni di una grossa crepa ben visibile sulla carreggiata, proseguono senza sosta.
I super consulenti chiamati da Anas lavorano da giorni per conoscere a fondo le condizioni di salute del ponte, che rimarrà chiuso almeno fino al prossimo 28 marzo.
Di risultati ufficiali, però, ancora nulla, il che fa pensare che saranno necessarie analisi lunghe e approfondite, con conseguenti tempistiche che andranno, probabilmente, a dilatarsi, su una delle arterie stradali principali della provincia, utilizzata quotidianamente da 15mila veicoli che ora sono stati dirottati su strade secondarie. Con tutti i disagi del caso sui tempi di percorrenza.
Insomma, «l’evoluzione del degrado di strutture dell’impalcato», come detto da Anas stessa, fa temere per la sicurezza e la tenuta del ponte, che con i suoi 50 metri di altezza e 80 di lunghezza è il più grande della provincia.
E il fatto che siano ancora in corso valutazioni non fa ben sperare in un rapido via libera. Anzi.
L’allarme
Cosa avrebbe procurato questo improvviso aggravamento delle condizioni del Viadotto?
Un operaio presente sul ponte per alcuni lavori nei giorni scorsi ha raccontato dei paurosi istanti dopo il passaggio di un camion: «Si è sentito un colpo fortissimo dopo il passaggio di un autoarticolato che trasportava un carico molto pesante. Si è aperta una crepa larga tutta la carreggiata, l’allarme è stato immediato».
A confermare l’accaduto anche alcuni automobilisti che passavano di lì e hanno sentito «un boato» e un ’oscillazione. Anche il presidente della provincia Fabio Braglia ha confermato la versione “traumatica” del cedimento: la struttura è stata messa a dura prova e gli “acciacchi” già manifestati si sono acuiti.
Le reazioni
Anche Confesercenti è intervenuta sulla chiusura e sulle ricadute sul turismo: «Comprendiamo l’importanza di questi interventi e riconosciamo che la sicurezza dei cittadini deve rimanere una priorità – spiega Gabriella Gibertini, presidente di Assoturismo Confesercenti Modena – Tuttavia, è fondamentale che i lavori siano completati rapidamente, idealmente prima dell'inizio della stagione estiva, per evitare che i tempi di percorrenza dilatati dall'utilizzo di percorsi alternativi, scoraggino i turisti a scegliere la nostra montagna come destinazione nella stagione estiva. Questo episodio dimostra, ancora una volta, come il sistema di infrastrutture del nostro Appennino sia fragile e purtroppo inadeguato al potenziale sviluppo turistico che numerosi studi e ricerche prospettano realizzabile. La prima condizione che deve avere una destinazione turistica com’è il nostro Appennino - sia esso bianco che verde - è la facile raggiungibilità ed accessibilità, per questo è necessario ripensare ad un piano di investimenti che rafforzi le infrastrutture viarie a servizio delle località appenniniche» conclude Gabriella Gibertini.