Gazzetta di Modena

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La conferenza stampa

Morte di Daniela Coman, la Procura non ha dubbi: «Ingannata e soffocata da Peter Pancaldi»


	Daniela Coman, Peter Pancaldi e l'auto
Daniela Coman, Peter Pancaldi e l'auto

Il procuratore reggiano Calogero Gaetano Paci ha ricostruito l’agghiacciante vicenda: «Lei, più volte picchiata e minacciata, aveva deciso di rimanere a vivere a Sassuolo e troncare la relazione, il compagno l’ha chiamata nella sua casa di Correggio con un tranello e l’ha uccisa»

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REGGIO EMILIA. Ingannata e soffocata. La Procura di Reggio Emilia non ha dubbi: Daniela Coman, la 48enne di Sassuolo trovata morta in un appartamento a Prato di Correggio nella serata di mercoledì 14 maggio, è stata uccisa dal compagno Peter Pancaldi, il 44enne modenese residente in quella casa che da alcuni mesi aveva una relazione con lei. Dalla conferenza stampa avvenuta questa mattina, venerdì 16 maggio, sono emersi alcuni particolari agghiaccianti della vicenda.

La relazione troncata

Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, a carico di Peter Pancaldi sono emersi gravi indizi in relazione al reato di omicidio premeditato aggravato, in quanto Daniela Coman era vittima di offese, minacce e botte da parte del 44enne. Il procuratore Calogero Gaetano Paci ha ricostruito la vicenda. La donna e Pancaldi, che ha diversi precedenti per guida in stato di ebrezza (gli era stata ritirata la patente, ndr), si erano lasciati, a causa degli scatti d’ira dell’uomo nei confronti della 48enne, dovuti anche alle sostanze stupefacenti di cui è dipendente. Era arrivato più volte a picchiarla e minacciarla, anche di morte, ma lei non aveva mai denunciato nulla alle forze dell’ordine. Si era però confidata con la sorella, che è stata ascoltata dagli inquirenti, e pochi amici. Per questo aveva deciso di non trasferirsi a Prato di Correggio, rimanendo a vivere a Sassuolo

La trappola di Pancaldi

Daniela Coman, dunque, aveva deciso di troncare la relazione con Pancaldi. E infatti, mercoledì mattina, 15 maggio, non si era presentata al lavoro per recarsi nell’abitazione dell’uomo, per ritirare le sue cose. Lui, inizialmente, aveva mantenuto un atteggiamento tranquillo. Poco dopo che lei se n’è andata, lui l’ha richiamata dicendo che aveva trovato il computer e la macchina fotografica della donna, chiedendole se volesse passare a prenderli. Essendoci nel computer diverse foto del figlio undicenne, Daniela ha accettato, consapevole del fatto che l’uomo poco prima era rimasto tranquillo nella medesima situazione. E invece si è trattata di una trappola, dato che proprio in quel secondo incontro che si è consumato il delitto. Pare che l’abbia soffocata, anche se l’autopsia chiarirà meglio le cause della morte. 

L’allarme e il fermo

Non ricevendo più alcuna notizia da Daniela, la sorella ha contattato l’ex marito di Sassuolo e padre del bimbo, che in serata ha sporto denuncia ai carabinieri. Da lì è partita la macchina investigativa, che è culminata col ritrovamento del cadavere della 48enne e di Pancaldi, che aveva lasciato l’abitazione, vagando tra il Reggiano e Modenese con l’auto della donna. L’uomo, appena giunto nella stazione dei carabinieri di Reggio, aveva subito confessato l’omicidio, motivandolo con il fatto che Daniela Coman l’aveva costretto a lasciare una precedente relazione con un’altra donna che lo sosteneva economicamente. Pancaldi, attualmente si trova in carcere a Reggio Emilia, in attesa della convalida.