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Delitto di Alice Neri, la famiglia: «Non esiste alcuna tesi alternativa»

di Stefania Piscitello
Delitto di Alice Neri, la famiglia: «Non esiste alcuna tesi alternativa»

L'avvocato Cosimo Zaccaria, parte civile per la madre, respinge l’ipotesi un caso “Garlasco 2” paventata da Antonio Ingroia, che assiste il marito della donna Nicholas Negrini: «Mohamed Gaaloul l’ha puntata al bar e poi l’ha ammazzata». Il fratello Matteo Marzoli: «I pm sono stati molto chiari Indizi pesanti e concordanti»

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MODENA. «Tutto converge sull’imputato e non esiste una tesi alternativa». L’avvocato Cosimo Zaccaria, parte civile per Patrizia Montorsi, madre di Alice Neri, in aula si è associato alle richieste della Procura di Modena, avanzando anche una richiesta di risarcimento e il pagamento di una provvisionale di 500mila euro. «Alice quella notte – così Zaccaria – viene puntata dal predatore». 

Le parole dell’avvocato della madre di Alice

Secondo il legale, quella notte Gaaloul avrebbe adocchiato la donna: «Ha l’occasione di chiedere il passaggio a tre persone, ma non lo fa. C’è una ragazza probabilmente un po’ frastornata e sale in auto con lei. Osserva, mira, centra. Qui si dividono le possibilità: è stata minacciata? O lei lo ha fatto salire? Da parte nostra – ha ribadito – c’è l’assoluta convinzione della responsabilità dell’imputato».
Zaccaria ha definito il delitto «un fatto orrendo. Ho davanti a me le lacrime dell’ingegner Bagnato che ha detto: “Non ho mai visto una macchina ridotta così”. La difesa ricorda continuamente che si tratta di un processo indiziario: il 70 per cento dei processi è indiziario, è previsto dal legislatore. Gli indizi possono produrre prova purché siano gravi, precisi e concordanti». Il legale ha sottolineato come non vi siano, secondo lui, piste alternative e ha ribadito l’accuratezza con cui i carabinieri del Nucleo investigativo di Modena coordinati dalla procura hanno svolto le indagini. Ha elencato poi gli indizi che sarebbero a carico di Gaaloul: sarebbe stato l’ultimo a salire in auto con la 32enne, sulla tanica di olio frusto è stato trovato il suo dna, nel suo borsello sono state trovate tracce di olio minerale, tre connazionali hanno affermato di averlo visto sporco di olio la mattina del 18 novembre. E poi la geolocalizzazione che «sparisce magicamente» dopo che Mohamed sale in auto con Alice: «Lei stava guidando». E poi «i vestiti che Gaaloul indossava quella notte, che sono spariti» e il fatto che lui conoscesse il luogo del delitto.

Le parole del fratello di Alice

«La ricostruzione che hanno fatto i pm è molto chiara». Non ha dubbi anche Matteo Marzoli, fratello della vittima, che nel processo si è costituito parte civile assistito dall’avvocato Marco Pellegrini. La prossima udienza sarà probabilmente quella in cui anche Pellegrini interverrà. 
«È emersa l’univocità di tutti gli indizi che chiaramente delineano la colpevolezza dell’imputato», ha evidenziato Marzoli. Il quale, rispetto alle parole dell’avvocato Antonio Ingroia, parte civile per il marito della vittima, che ieri mattina è uscito dal processo chiedendo che siano riaperte le indagini perché non sarebbero state condotte a suo dire in maniera adeguata, commenta: «Quali mancanze? Abbiamo una procura che praticamente ha dimostrato l’alibi di tutta Concordia, che peraltro non è il loro mestiere. Quindi quali mancanze?».
Il fratello della vittima si è soffermato anche sulle affermazioni che parlano di «indagini a senso unico. Quale senso unico?». Intanto, dopo che in occasione della scorsa udienza è stato disposto il dissequestro della salma, la famiglia si prepara all’ultimo addio: «Ormai – aggiunge Matteo – siamo verso la fine un po’ di tutto. Sia del processo che della restituzione della salma di Alice. Quindi pian piano arriviamo a chiudere questi maledetti cerchi. Il funerale lo organizzeremo il prima possibile e speriamo in modo tale da portarla a casa con noi il prima possibile». Così, dopo quasi tre anni dal brutale delitto, la famiglia potrà salutare Alice e i suoi resti a distanza di così tanto tempo saranno finalmente restituiti alla famiglia.

Le parole dell’avvocato della figlia di Alice

Se l’avvocato Antonio Ingroia è uscito dal processo, il legale Luca Brezigar – parte civile della figlia di Alice, che all’epoca aveva quattro anni – si è affidato alla Corte e ha chiesto che in caso di condanna si valuti la liquidazione di una provvisionale, si valuti il danno patrimoniale ma anche il danno morale subito dalla bambina che era ovviamente legata «alla madre da un profondo affetto». «Io tutelo gli interessi della minore – ha detto – che ho avuto l’onore di conoscere e a cui qualcuno ha fatto un danno che non ha nessun tipo di valutazione. Su questo mi aspetto che facciate giustizia – ha detto alla Corte d’Assise – Avete un compito difficile, che non vi invidio». 
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