Laurea cancellata alle educatrici del nido: «Se non dai gli esami ti licenzio»
Gli ex studenti immatricolati a Scienze dell'Educazione di Unimore negli anni accademici 2017/18 e 2018/19 stanno vivendo un incubo: «Rischiamo di rimanere a casa, è assurdo»
MODENA. «Se entro settembre non ti sarai adeguata alla normativa saremo costretti a lasciarti a casa e dare il tuo posto a qualcun altro». Questo il messaggio che diverse insegnanti di asili nido laureate ad Unimore in Scienze dell’Educazione stanno ricevendo dai loro datori di lavoro, dopo che la stessa università ha comunicato agli ex studenti, ora educatori, che il loro titolo di studio non è più valido per insegnare al nido. L’incubo riguarda gli studenti immatricolati nel 2017-2018 e 2018-2019: ormai quasi tutti inseriti nel mondo del lavoro ma che dovranno tornare tra i banchi dell’università per ridare alcuni esami. Altrimenti rischiano di perdere il posto di lavoro.
Il racconto di una educatrice
«È una situazione assurda – commenta una delle ex studentesse, oggi educatrice, che preferisce rimanere anonima – Siamo tutti molto spaventati perché rischiamo di perdere il posto di lavoro, per giunta a causa di un errore non nostro ma dell’Università. Da un giorno all’altro la nostra laurea non vale più per insegnare al nido. Una mia collega ha già ricevuto una comunicazione dalla cooperativa per cui lavora. Le hanno detto che se non si “adeguerà” ai nuovi requisiti perderà il posto».
Cosa si deve fare per “adeguarsi”
Già adeguarsi. Ma a quale prezzo? «Si tratta di rimetterci a studiare, per fare in modo che la nostra laurea sia conforme al decreto 65 del 2017. L’immatricolazione, tra l’altro, scade il 30 settembre. Un preavviso irrisorio se consideriamo che sono passati 8 anni del decreto. Chi due chi cinque esami, più tesi e tirocinio. Nel mio caso una professoressa mi ha detto che si tratterebbe di tre esami e della tesi» aggiunge l’ex studentessa. Tutto ciò, oltre alle difficoltà organizzative e logistiche ha anche un costo economico non indifferente: «Cinquecento euro. Io, presentando l’Isee, durante la mia carriera universitaria pagavo 150 euro l’anno. In poche parole dare questi tre esami mi costerebbe di più rispetto a quanto ho speso per laurearmi. Penso a chi magari si è laureato qui ma vive in altre regioni, magari lontane anche migliaia di chilometri, e ora lavora o ha famiglia. Dovrebbe lasciare tutto, tornare a Reggio, pagare un affitto, le tasse universitarie e sostenere cinque esami. Tutto questo per un errore dell’università, mentre ci sono colleghe più anziane che lavorano con il diploma quando io ho sia triennale che magistrale. È profondamente ingiusto. Ma io e i miei colleghi non abbiamo alcuna intenzione di immatricolarci. Anche perché su oltre 400 studenti ci sono solamente 170 posti. Tutti gli altri cosa fanno?».
Insegnanti in rivolta
Gli ex studenti e ora insegnanti all’asilo nido si sono riuniti e si sono appellati al sindacato: oggi a Reggio Emilia si terrà una riunione a cui saranno presenti i vertici sindacali. La richiesta è semplice: una sanatoria che «ci permetta di lavorare ugualmente e ci abbuoni questi esami. L’università deve ammettere il proprio errore, perché altri atenei, come quello vicino di Bologna, si sono adeguati per tempo alla direttiva e non hanno questi problemi. Sanno di aver fatto un errore ma questo non è il modo corretto di risolverlo. Sono giorni che viviamo un incubo. I datori di lavoro si tuteleranno, giustamente. La mia titolare è molto comprensiva, però se si fa male un bambino sotto la mia supervisione e io non risulto laureata rischia di correre guai non da poco» conclude l’ex studentessa.