«Ragazze picchiate per un bacio? Tutto falso: ecco a chi ho tirato un pugno e perché»
Paolo Orsini, uno degli uomini sotto accusa per l’episodio accaduto alla Festa del Lambrusco di Sorbara: «Ho colpito dei ragazzi che mi avevano attaccato dopo essere intervenuto per proteggere una bambina che avevano fatto cadere a terra. Nessun fascismo né omofobia»
BOMPORTO. «Ho tirato dei pugni ai ragazzi, è vero, ma loro hanno attaccato per primi. Da parte mia non c’era matrice omofoba, e non ho gridato alcuna frase fascista. Volevo solo difendere una mia parente e sua figlia di 6 anni. Tutto ciò che è stato diffuso in questi giorni il gruppo di ragazzi è pura falsità, ora vi racconto come sono andate le cose». Paolo Orsini, cittadino di Bomporto, fornisce una sua nuova ricostruzione dei fatti di sabato sera – 20 settembre – alla Festa del Lambrusco di Sorbara. Una versione completamente diversa rispetto a quanto affermato dal gruppo di ragazzi in questi giorni, quando si era parlato di un’aggressione per un bacio tra due ragazze condannata anche dagli organizzatori e dalle istituzioni.
La versione dei ragazzi
I giovani avevano raccontato che «quattro uomini sulla cinquantina ci hanno aggredito prima verbalmente e poi fisicamente» a causa «del nostro orientamento sessuale e ad alcuni scambi d’affetto». Sarebbero quindi partite offese da parte dei quattro uomini come «“Siamo tutti fascisti”, “Avete la figa solo per fare dei figli”, “Lesbiche di m...”, “Froci di m...”» per poi passare alle mani: «Uno degli uomini – avevano raccontato i giovani – ha arrotolato una cintura attorno al pugno e ha minacciato: “Vi sgozzo”. Il pestaggio è avvenuto in uno spazio pubblico e di festa, senza alcun timore o freno da parte dei responsabili. Le lesioni riportate sono state documentate al pronto soccorso, dove sono state certificate prognosi tra i tre, sette e più giorni per 5 di noi».
L'altra versione
Ora, però, è arrivata un’altra ricostruzione dei fatti, quella di Paolo Orsini: «Uno degli “aggressori”, secondo il loro racconto, sarei io, ma le cose sono andate in maniera totalmente differente. Durante la festa ho notato che una mia parente e sua figlia di soli 6 anni erano state scaraventate a terra a causa di spintoni da parte di un componente del gruppo di ragazzi. Non li conoscono, ma li avevo visti poche ore prima, si erano presentati al grido di “siamo antifascisti”. Non so come mai si siano accaniti contro la mia parente e sulla piccola, ma quando le ho viste a terra sono intervenuto: ho tirato pugni al volto a due di loro, facendoli cadere a terra. Erano due uomini, non ho toccato nessuna donna. Hanno poi chiamato i carabinieri, e io ho aspettato l’arrivo dei militari e collaborato con loro per spiegare quanto era accaduto. Sono rimasto allibito dai comunicati diffusi dai ragazzi, totalmente falsi».
La precisazione
Paolo Orsini ribadisce che «non c’è stata alcuna matrice omofoba o sessista nella mia reazione. A me se siano persone omosessuali o meno non interessa. Non c’è stato alcun grido fascista da parte mia, né minacce di morte. Ho urlato “vi picchio”, sì, ma nulla in più. Attorno a noi c’erano almeno cinquanta persone, non ho affatto paura di un’eventuale querela».
Gli sviluppi
La battaglia legale non è ancora iniziata, ma è questione di giorni. Mercoledì i ragazzi assistiti dall’avvocato Fausto Gianelli hanno fatto sapere che sporgeranno presto denuncia, e tra le possibili ipotesi di reato vi sono «lesioni aggravate, minacce di morte con l’aggravante dell’aggressione di genere». Paolo Orsini, invece, si affiderà all’avvocato Antonio Radaelli, che ha spiegato: «Fino ad ora non è arrivata nessuna denuncia contro il mio assistito. Se dovessero sporgerla, stabiliremo la linea difensiva per portare alla luce la verità sui fatti di sabato».