Sciopero per Gaza, Dieci: «Modena ha acceso la scintilla e non si spegnerà presto»
Il segretario generale della Cgil rivive la manifestazione per la Palestina e la Global Sumud Flotilla: «Eravamo ventimila persone. Bloccare la tangenziale? Abbiamo voluto fermare tutto»
MODENA. Veniamo da giorni caldi. Da piazze calde. Strade calde.
«Giorni in cui la città non è rimasta a guardare», commenta il segretario generale della Cgil di Modena Daniele Dieci, che ha promosso l’evento.
Una mobilitazione che, solo a Modena, ha schierato migliaia di persone per la Palestina. Una marea umana che si è gonfiata camminando, passo dopo passo, fino a farsi corteo enorme, rumoroso, determinato. Da piazzale Primo Maggio alle periferie, fino ad irrompere nella tangenziale. Un segnale. Un grido. Un “fermiamoci”. Dentro a questa onda di corpi e voci ci sono state storie, volti, generazioni. Un evento molto partecipato, forse più grande di quanto ci si potesse aspettare.
Segretario Dieci, partiamo dai numeri. Quanti eravate davvero in piazza?
«Nel momento più alto eravamo in 20 mila. Il corteo è cresciuto passo dopo passo. Molti non conoscevano il percorso e ci hanno aspettato in piazza Grande o in altri punti strategici, aggregandosi man mano. È stato un fiume che ha continuato ad allargarsi».
Qual è stato il momento più forte?
«Quando siamo usciti dal centro e ci siamo diretti verso la Canaletto Sud, concordando anche l’autorizzazione. È lì che abbiamo sentito di dover dare un segnale, e abbiamo imboccato la strada per la tangenziale».
Perché la tangenziale?
«Mi verrebbe da rispondere: perché no? Siamo di fronte a un dramma totale, un genocidio in mondovisione. Non possiamo restare ai margini, far finta che non ci riguardi. Abbiamo voluto fermare tutto per un attimo. La nostra domanda, verso chi ci guardava, era: siamo disposti a stare in silenzio o abbiamo ancora una coscienza?».
C’è chi ha ironizzato: “Bravi, così vi fate il weekend lungo”. Come rispondete?
«Sì è vero, è stato un lungo weekend. Un lungo weekend di lotta e mobilitazione. A noi piace invertire queste due parole. Non vedo l’ora che chi ci governa si prenda un weekend così, come il nostro, per ripudiare lo schifo che sta succedendo».
La Flotilla è tornata al centro delle cronache. Venerdì siete tornati in piazza anche a sostegno di questa causa?
«Sì, perché non doveva essere intercettata, soprattutto in acque internazionali. E invece è successo. La Flotilla portava aiuti umanitari, ma non solo. Il suo senso era attirare l’attenzione del mondo, perché i governi europei hanno mostrato una totale incapacità di alzare la voce contro Israele. E ieri la gente l’ha capito. La partecipazione è stata popolare, trasversale: famiglie, bambini, studenti. Era un moto di popolo».
Il motivo dello sciopero generale è stato criticato. Molti avrebbero voluto vedevi in piazza “per la sicurezza sul lavoro e i salari, e non la Palestina”
«Abbiamo scioperato in passato per salari, carovita, sanità e scuola. E lo faremo ancora. Non posso ancora dire con certezza una data, ma a Modena la prossima mobilitazione su questi temi sarà a novembre».
Un dettaglio che l’ha colpita nel fiume umano di venerdì?
«Due in particolare. Primo: la partecipazione studentesca. Colorata, energica, bella. Ragazzi e ragazze con genitori e nonni: tutte le generazioni insieme. Secondo: la solidarietà. Dai balconi, dalle finestre, davanti al Parco Ferrari: centinaia di persone che applaudivano, che ci hanno fatto ala per entrare nel parco. È anche grazie a questa solidarietà, per me, che quella di Modena è stata una delle pochissime manifestazioni in tutta Italia che non ha avuto nessun incidente, anche grazie al lavoro delle forze dell'ordine».
Nel corteo si sono sentite anche parole dure, ad esempio su Hamas e il 7 ottobre, che abbiamo riportato ieri sulle nostre pagine. Voi di Cgil volete prendere le distanze?
«Con un corteo di 20 mila persone non si può pretendere che tutti abbiano la stessa linearità. La Cgil, che è tra i soggetti promotori, ha una posizione chiara e scritta nei documenti firmati. Andare a fare distinguo su un corteo così grande non ha senso. Non c’è bisogno di dissociarsi: le differenze ci sono, ma il messaggio comune credo sia più forte».
Cosa può dire sui disagi legati allo sciopero?
«Esiste una legge in Italia che regola i servizi essenziali. Quindi, se ci sono stati rallentamenti, non è colpa di chi ha scioperato. Sì, c’è da preoccuparsi dei disservizi, ma non solo nei giorni di uno sciopero. E poi, ricordiamoci che bisogna portare rispetto a chi perde una giornata di stipendio per difendere altre persone da un massacro».
Perché per questa guerra sì, e per le altre no? Molti se lo sono chiesti.
«La Cgil è da sempre contro tutte le guerre. Abbiamo manifestato per l’Ucraina, per l’Africa, per la pace nel mondo. Abbiamo raccolto fondi, inviato aiuti umanitari, partecipato alle marce della pace. Ma qui parliamo di qualcosa di ancora più squilibrato».
In poche parole, secondo lei, cosa resta di questa giornata a Modena?
«Una certezza: Modena non è rimasta in silenzio. Ventimila persone hanno detto “fermiamoci”. E hanno acceso una scintilla che non si spegnerà presto».
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