Gazzetta di Modena

Modena

Urbanistica

Sant’Agostino senza più auto, il sindaco: «Nuova piazza entro fine mandato»

di Ginevramaria Bianchi
Sant’Agostino senza più auto, il sindaco: «Nuova piazza entro fine mandato»

Massimo Mezzetti ha dettato i tempi dell’operazione con l’architetto Carlo Ratti: «Non chiuderemo subito ma ne pedonalizzeremo almeno una parte, se non tutta»

4 MINUTI DI LETTURA





MODENA. Cosa fare di piazza Sant’Agostino? La domanda pesa, vibra, come una corda tesa tra il passato e il futuro. Tra il cantiere e l’idea. Ed é proprio questa domanda che martedì sera – 7 ottobre – ha animato il cuore di Modena, al cantiere dell’ex ospedale Sant’Agostino, dove il sindaco Massimo Mezzetti ha dialogato con l’architetto Carlo Ratti in occasione del talk “Piazza Idea”.

La sperimentazione estiva

A introdurre la serata è stato il padrone di casa, il presidente della Fondazione di Modena Matteo Tiezzi, che ha accolto il pubblico con parole dense di orgoglio: «È un onore ospitare un dialogo del genere in un cantiere in cui la Fondazione ha creduto e investito», ha detto. Poi, la parola è passata al sindaco Mezzetti, che ha aperto con un bilancio della scorsa estate: «È stata una scommessa che ho voluto - ha detto riferendosi alla pedonalizzazione temporanea della piazza - Il timore che avevamo era di contestazione, perché sottraevamo parcheggi preziosi in centro».

Ma poi, i numeri snocciolati uno dopo l’altro, hanno parlano da soli: 15mila persone hanno assistito agli spettacoli tra il 18 luglio e il 20 settembre; mille hanno frequentato lo spazio AGO Off; 37 serate in tutto, oltre 200 artisti sul palco. «Già questo dà l’idea di come deve essere una piazza culturale — ha commentato il sindaco — Tutto, qui, dovrà vivere in connessione».

L’architetto Carlo Ratti, a quel punto, ha raccolto l’eredità del discorso, e rilanciato con uno sguardo più largo: «È stato bello vedere come la città ha reagito quest’estate. Continuate a darci spunti: sarà la linfa del progetto definitivo». E poi, la frase che ha sintetizzato la sua visione: «Una piazza da vivere. Aperta, chiusa, mutevole, che ospiti talk come questo. È raro - ha proseguito - che un architetto si innamori prima di un contenuto che di un contenitore. Ma è quello che mi sta accadendo».

Le occasioni mancate e una missione

Il dialogo si è acceso, con un continuo rimando tra visione politica e visione architettonica. Mezzetti ha ricordato un’occasione mancata, quasi una ferita simbolica: «L’unica opera compiuta da Frank Gehry in Italia poteva essere a Modena. Non abbiamo avuto il coraggio, allora. Ci fu una polemica che posso definire provinciale. Pensate quanti turisti ci avrebbe portato. Ma oggi la città è cresciuta - ha ribattuto - Avvieremo un percorso di partecipazione con commercianti, residenti, operatori culturali. L’obiettivo è chiaro: entro il mio mandato completare la piazza. E, fino ad allora, continuare ogni estate a riempirla di vita come quest’anno».

Il futuro all’insegna della pedonalizzazione

Si è parlato anche di futuro, di tecnologia, di città intelligenti. “Smart city?”, é stato chiesto. Ratti ha sorriso: «Sì, ma mi piace di più dire “sensitive city”, di questi tempi».

Mezzetti ha replicato con pragmatismo modenese: «È chiaro, a oggi, che ne pedonalizzeremo almeno una parte. Se non tutta. Non chiuderemo subito – ha premesso – ma continueremo a sperimentare, già dalla prossima estate».
«Il giusto equilibrio è tutto – ha confermato Ratti – Non è questione di innovare a ogni costo. La vera innovazione, oggi, sta anche nelle cose semplici. Nel verde, ad esempio, che rende le piazze fruibili anche d’estate. A New York e Parigi si discute di questo: facciamolo anche qui. Ripensiamo le temperature delle piazze storiche, creiamo un sistema del verde che diventi biodiversità nel cuore della città». Poi, Ratti ha passato il microfono alla platea. Silenzio. «Non si può parlare di partecipazione — ha detto l’architetto — senza chiedere già da ora ai modenesi cosa vogliono».

Da lí, applausi, spunti. E forse, tutto il senso della serata, tutto il futuro della piazza, stava proprio lì: in quel passaggio di voce, tra un architetto che immagina, e una città che risponde; tra chi disegna e chi vive; tra chi costruisce muri e chi li attraversa. Perché piazza Sant’Agostino, a Modena, non è solo uno spazio da progettare. È una domanda aperta.