Sparò e uccise l’accoltellatore, assolto il carabiniere Luciano Masini: «Azione necessaria e non evitabile»
Il maresciallo originario di Polinago, comandante della Stazione dei carabinieri di Villa Verucchio (Rimini), colpì a morte il 23enne egiziano Muhammad Sitta nella notte di Capodanno: era indagato per eccesso colposo di legittima difesa
RIMINI. Luciano Masini ha agito in modo corretto, anche se ha ucciso un giovane. Lo ha sancito il gip del Tribunale di Rimini, Raffaella Ceccarelli, accogliendo la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura in merito ai fatti del 31 dicembre 2024 a Villa Verucchio, nel Riminese.
I fatti della notte di Capodanno
Quella sera il maresciallo comandante della locale stazione dei carabinieri sparò al 23enne egiziano Muhammad Sitta, che aveva accoltellato quattro persone e stava dirigendosi, con una lama da 22 centimetri, anche contro di lui e una collega. Il militare è una figura conosciuta anche nel Modenese, essendo originario di Polinago, dove vive ancora il padre, e avendo comandato la stazione carabinieri di Frassinoro fino al 2016. Per la morte del 23enne, Masini è finito indagato per eccesso colposo di legittima difesa. La Procura però già a giugno chiese l’archiviazione del caso, e il giudice l’ha sancita ieri decretando la piena legittimità dell’operato del comandante.
L’archiviazione decisa dal giudice
Il giudice gli ha riconosciuto la scriminante della legittima difesa, sottolineando che «il suo agire non ha travalicato la colpa eccedendola, ma ha reso necessaria e non evitabile altrimenti la condotta tenuta, anche se è costata la giovane vita di un ragazzo». Soggetto che però era pericoloso, visto che soffriva di disturbi mentali e che «non solo aveva già accoltellato molte persone, ma non era neanche particolarmente “in sé” da poterci colloquiare o ragionare diversamente, come il militare ha per la prima parte delle azioni provato ripetutamente a fare». C’era peraltro il timore che si trattasse di un terrorista. Il giudice ha ritenuto corretta anche la scelta di usare la pistola, tra le armi in dotazione. «Nei protocolli militari si legge che dinanzi a soggetto armato il militare ha a disposizione, come pure Masini aveva, una pistola, un tonfa (manganello sfollagente) e lo spray al peperoncino. Masini impugnava sia la pistola che il tonfa, e ciò è conforme alle linee guida dell’addestramento militare. Lo spray al peperoncino è fornito per far fronte a piccole e minori resistenze, e mai di fronte a soggetto armato. Il tonfa è indicato quale sfollagente e come arma da mera difesa: non è sufficiente nel caso occorra fronteggiare un soggetto armato. È correttamente scelta l’arma in dotazione, la pistola, trattandosi di reazione verso un soggetto pericoloso e armato di un coltello di notevoli dimensioni».
L’avvocato e la sindaca di Polinago
«L’archiviazione – commenta l’avvocato Tommaso Borghesi che ha difeso il carabiniere – non fa che confermare ciò che abbiamo sempre detto: che il comandante non poteva agire in alto modo». Anche la sindaca di Polinago, Simona Magnani, su Facebook ha commentato l’archiviazione di Masini: «Una notizia che tutta la nostra comunità aspettava, senza alcun dubbio! Fin da subito tutti ci siamo stretti vicino al papà Gianni, certi del giusto e doveroso operato del luogotenente Masini. Auguriamo a Luciano ed alla sua famiglia di riprendere la doverosa serenità e lo aspettiamo presto, con orgoglio, a Polinago».
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