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Il debutto delle Zone Rosse a Modena: «Ma nulla sembra cambiato»

di Mattia Vernelli

	La polizia alla stazione dei treni
La polizia alla stazione dei treni

Dispiegamento di agenti alla stazione dei treni, in quella delle corriere, al parco Novi Sad e al XXII Aprile. I cittadini: «Poi tutto è tornato come prima: la percezione del clima di insicurezza non è cambiata»

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MODENA. Zone rosse a Modena, giorno uno. I cittadini passeggiano in apparente tranquillità, la stessa che è stata più volte violata dai recenti episodi di criminalità, tanto che il prefetto Fabrizia Triolo, in accordo col sindaco e tutte le forze dell’ordine, ha disposto il provvedimento emergenziale entrato in funzione mercoledì 5 novembre.

Le zone presidiate

Parliamo della stazione dei treni, l’autostazione, il parco Novi Sad e il parco XXII Aprile. Per tre mesi in queste aree le forze dell’ordine potranno allontanare i soggetti considerati pericolosi o con precedenti penali. L’esordio mattutino ha visto un vasto dispiegamento di volanti e agenti di polizia, accompagnati dalla locale e dall’Unità cinofila della guardia di finanza. Tuttavia, nel corso della giornata, la presenza di uomini in divisa si è diradata, e la situazione è ritornata improvvisamente alla normalità, quella a cui i modenesi sono abituati.

Il parere dei cittadini

«Non abbiamo visto alcun cambiamento. Forse perché è pomeriggio, non lo sappiamo, ma al momento sembra tutto come prima», dicono Silvia e Maura, impegnate nella loro passeggiata giornaliera al parco Novi Sad. «Dov’è la polizia? Qui non si vede. Ci aspettavamo di trovare più volanti – continuano le due amiche –: speriamo almeno che la sera i controlli aumentino, come annunciato. I gruppetti che causano problemi non sono stati allontanati. Sono i soliti volti noti, i ragazzini che spacciano e intimidiscono i passanti, sono tutti ancora qui. Questa zona ha seriamente bisogno di una stretta. Noi veniamo sempre in compagnia, mai da sole. Siamo a favore di questo provvedimento, ma si spera che porti a cambiamenti effettivi», concludono le Silvia e Maura.

Poco distante, incontriamo Matteo Zanti assieme a un amico: «La situazione è simile ai giorni precedenti. Le zone rosse possono essere utili parzialmente, se si vuole in un primo momento abbassare il tasso di criminalità. Ma queste persone poi dove vanno? Se un soggetto che ha già commesso reati viene spostato in un’altra area di Modena continuerà a delinquere. Credo che bisognerebbe lavorare sulla cultura della legalità, coinvolgere cittadini e istituzioni, e utilizzare un approccio più incisivo. Ho seri dubbi anche sulla funzione di deterrenza di questo provvedimento: davvero si crede che queste persone siano dissuase da commettere reati per via delle zone rosse? Comunque, in generale, non mi sembra cambiato proprio nulla».

Eugenia Filaretova sta portando a spasso il cane al Novi Sad: «Non sono contraria al provvedimento, ma credo che andrebbe esteso anche in centro storico, dove si concentra il vero problema della sicurezza cittadina. Io vengo qui spesso e non vedo alcun cambiamento, forse gli agenti arriveranno nei prossimi giorni».

Antonia Mazzone è una pendolare, vive a Sassuolo, alle 16.30 attende la partenza dell’autobus in autostazione: «Non ho mai visto con i miei occhi episodi violenti, ma si respira un’aria tutt’altro che tranquilla. Però vorremmo che effettivamente sia istituita una presenza capillare degli agenti».

Giuseppe Bongallino è appena sceso dal treno. «Torno a Modena dopo un mese e la stazione non mi sembra cambiata molto. Sicuramente sono favorevole al provvedimento, una stretta sulla criminalità è doverosa, specialmente in una zona così trafficata e poco sicura», conclude il giovane.