Mezzetti a tutto campo: «Case, rifiuti, sicurezza, lavori e concerti, ecco cosa faremo»
Il sindaco di Modena: «Lotta al caro affitti e basta sacchi della spazzatura in strada, il traffico dipende dai cantieri di Anas. I 19 progetti di Muzzarelli bocciati? 11 erano commerciali. Non dico no a un altro Modena Park, ma bisognerebbe sapere cosa ne pensa Vasco. E a Capodanno torna la musica. Entrare nel Pd? No, la mia indipendenza è un punto di forza»
MODENA. Ormai si è ambientato. Nel suo ufficio campeggiano le locandine dei quotidiani del giorno dell’elezione. Massimo Mezzetti salta da un incontro all’altro non prima di aver chiarito che non ci pensa a entrare nel Pd, ci tiene a chiarire il suo rapporto con Muzzarelli e a spiegare che la sua idea di città sta saltando fuori come si aspettava: persone al centro, e gli interessi degli imprenditori devono prima di tutto conciliarsi con quelli dei cittadini.
Sindaco, che idea si è fatto di Modena dopo questi primi mesi?
«Io vedo una Modena che ha fatto molto in questi anni, soprattutto in alcune aree, in alcune zone è cresciuta anche la qualità estetica».
A sentire l’assessora Carla Ferrari negli incontri partecipati sul futuro della città sembra che ci troviamo di fronte a una città che esteticamente deve cambiare passo.
«Diciamo che ci sono zone che hanno vissuto una crescita non sempre equilibrata rispetto appunto a quello che è, diciamo così, il costruito da quello che è la vivibilità di carattere ambientale, paesaggistico. Abbiamo grandi parchi, grandi polmoni verdi, ma dentro la città mancano le zone d’ombra. Faccio un esempio: il cosiddetto Parco della Creatività è stato progettato con una carenza di zone d’ombra. Lo cito per dire che nonostante l’intervento sia riqualificante per quell’area, ha mancato di un’accortezza e di un’attenzione importante».
Possibile che tutti e 19 i progetti bocciati non avessero valore? Eppure in ballo c’erano anche situazioni che a Modena sono ferme da anni.
«Intanto ricordiamo che di questi 19 progetti, 11 erano solo di carattere commerciale. L’ho già spiegato in più occasioni: c’era un tecnicismo che rendeva impossibile per noi poter intraprendere un percorso, insieme al professionista che ha presentato i progetti, correttivo: serviva una proroga, la doveva dare il consiglio comunale, ma l’ultimo giorno utile era il 22 luglio, proprio quando il consiglio si insediava per la prima volta e le commissioni non era ancora costituite. Impossibile. Quando Gian Carlo dice che li aveva bocciati, non capisco come possa essere, dal momento che i tecnici non li avevano ancora presi in considerazione. Però prendo questa affermazione come un’approvazione del nostro operato. E proprio per non chiudere ogni possibilità contestualmente abbiamo deliberato il nuovo percorso. Nessuno vuole tenere ferma la città. Molti di quei progetti erano interventi spot, decontestualizzati».
Quelli commerciali?
«Nel caso di un progetto commerciale, io non lo rifiuto a priori, ma deve essere insediato in un’area, in una zona che è priva o carente di servizi commerciali in virtù di un principio: la prossimità. La logica sono i 15 minuti a piedi o in bicicletta per raggiungere tutto il possibile riducendo la mobilità. C’era una richiesta di un supermercato tra Esselunga e Aldi: il terzo in 150 metri. Dov’è l’interesse del cittadino in questo caso? Ci sarebbe solo un interesse commerciale, e questo non può essere».
I 19 progetti hanno alimentato la contrapposizione Muzzarelli-Mezzetti. È finito questo passaggio di consegne complicato o lo scontro continua?
«A me non interessa tutto questo chiacchiericcio. È più da addetti ai lavori e da ceto politico della città. Quando vado fra la gente, questo chiacchiericcio non c’è. Io domenica ho partecipato a due pranzi sociali, nessuno mi ha parlato di 19 progetti, nessuno mi ha parlato di contrapposizione con Gian Carlo. Questa cosa qui fuori non esiste. Non c’è la volontà e nemmeno il bisogno di una contrapposizione con chi mi ha preceduto. Le dico una cosa?».
Prego.
«Hanno anche detto che io sarei stato contrario alla sua candidatura. A parte che non me lo ha mai chiesto nessuno. Ma se me lo avessero chiesto avrei detto che non si può prescindere dal candidare il sindaco uscente se vuole proseguire il suo percorso politico».
Stiamo sull’urbanistica: qualcuno dentro al Pd suggerisce che si sta andando verso un “decrescita felice”.
«Chi commenta in questo modo evidentemente ha sostenuto il programma elettorale senza leggerlo. Io penso e spero che non sia stato così, che lo abbia letto, che lo abbia condiviso sottoscrivendolo. Lì dentro mi si trovi soltanto una parola che va nella direzione della decrescita felice. Noi pensiamo a uno sviluppo di Modena che sia uno sviluppo sostenibile, coerente fra le diverse esigenze presenti in città. È ovvio, lo ripeto: per me al centro c’è il cittadino e il rispetto delle sue esigenze e dei suoi bisogni. Poi mi preoccupo di come conciliare le esigenze e i bisogni del cittadino con le esigenze di un imprenditore, ma mai metterò prima l’esigenza dell’imprenditore rispetto all’esigenza del cittadino. Questo vorrei che fosse un messaggio molto chiaro. Farò di tutto per conciliarle, perché lo sviluppo di una città e di una comunità si regge sull’equilibrio di questi due fattori, crescita imprenditoriale ma anche rispetto delle esigenze e dei bisogni delle persone, e questa sarà la stella polare che guiderà le nostre scelte. Se c’è una classe imprenditoriale professionale su cui io confido, intelligente e illuminata, questa comprenderà, come già sta comprendendo in parte, come si può lavorare per il bene della città».
Altri invece, a partire dal capogruppo Pd, temono che gli investitori possano fuggire da Modena visto il trend urbanistico: è preoccupato?
«No, è un rischio che non vedo. Tutte le persone con cui ho parlato hanno capito in che direzione vogliamo andare e ci hanno ringraziato».
L’operazione dei percorsi partecipati quantitativamente è riuscita, la partecipazione è alta. Ma se il problema è la qualità come pensate di gestire le istanze dei cittadini, ai quali avete chiesto non solo segnalazioni ma anche soluzioni? Addirittura appuntamenti con la dirigente dell’urbanistica Maria Sergio. Non c’è il rischio di un disimpegno della politica e di illudere i cittadini?
«Non bisogna mai avere paura della partecipazione, anche quando può essere rischiosa per il decisore. Bisogna abituarsi. Veniamo da decenni in cui le assemblee servivano per comunicare ai cittadini decisioni già prese. Noi stiamo sperimentando una cosa nuova, mettendo i cittadini al centro di un processo decisionale insieme a chi è stato eletto. E non sarà un episodio, lo adotteremo anche al di fuori dell’urbanistica. E magari al termine del percorso partecipato faremo anche referendum, strumento fino ad oggi mai utilizzato. Una cosa ho sempre detto in campagna elettorale, che penso abbia influito sul 64%: non prometto l’impossibile, ma vi prometto che farò di tutto per realizzare quello che ho promesso».
Il percorso partecipato insisterà sulla città pubblica: come si potrà attuare il ruolo dei privati se a loro chiederete di intervenire con le perequazioni in luoghi diversi?
«Il processo partecipativo darà indicazioni sulla base delle quali definire uno scheletro, un’architettura che proporremo con la nuova manifestazione di interesse. Gli imprenditori presenteranno i loro progetti insieme ai professionisti e saranno accompagnati nell’armonizzazione di questi. Molti imprenditori mi hanno detto che non hanno presentato progetti per non lasciarli alla discrezionalità degli uffici. Ora ci sarà una sintonia tra tutto».
Poniamo che i punti delicati del quartiere siano anche privati, come ad esempio è l’ex direzionale Manfredini. Il percorso come si rapporterà con queste zone di città che spesso sono le più problematiche?
«Con il privato, come nel caso di Alcatraz, si continua a discutere secondo quanto già stabilito dalle norme. Sappiamo che lì, ad esempio, ci possono stare solo determinate funzioni. Ma fa parte di interlocuzioni che andranno avanti a prescindere da tutto».
Un cittadino lunedì sera, uscendo dalla sala di via Curie, ha detto in dialetto: tutte idee bellissime, dai parchi alle ciclabili, ma alla fine chi paga? Ecco, appunto: i soldi dove li prenderete?
«Il “chi paga?” non può fermarci. Noi dobbiamo avere le idee, i progetti e insieme lavoriamo per trovare le risorse. Ricordo che abbiamo già approvato un finanziamento straordinario di quattro milioni di euro per la manutenzione urbana ordinaria e straordinaria. Il bilancio si muoverà in maniera diversa da chi ci ha preceduto. Prima c’è stato un grande sforzo lodevole sul Pnrr. Via via i costi sono cambiati e la quota di cofinanziamento ci obbliga a trovare risorse. Siamo costretti ad un cofinanziamento ingente di quei progetti. Il punto è: attingiamo tutto dalle risorse comunali o no? Liberiamo risorse per fare questo».
Sempre in tema di finanziamenti, come pensate di rispondere all’emergenza abitativa?
«Nelle prossime settimane lo annunceremo. Libereremo immobili ad uso abitativo per calmierare i costi dell’affitto. Si tratta di immobili già pronti, in disponibilità del Comune e dei privati. E continueremo con i privati a ragionare su questo tema, che è centrale».
Stiamo sui soldi: ci sono a bilancio? Siete pronti anche a indebitarvi per poter realizzare i progetti?
«Siamo il Comune meno indebitato. Mutui per investimenti, non per la spesa corrente, se ne possono fare. Come dicevo la città è affamata di manutenzione. Non possiamo salire negli indici turistici e poi non tagliare l’erba o chiudere le fontane. Una città come Modena non se lo può permettere».
Andiamo sugli altri grandi temi della campagna elettorale. Iniziamo dai rifiuti. Aveva già detto che a dicembre cambierà: conferma?
«Entro la fine di novembre saremo in grado di dire quale sarà il piano che inizierà dal nuovo anno».
Risposta secca: torneranno i cassonetti per la differenziata?
«Rispondo dicendo che non ci saranno più i sacchetti a terra, ma un sistema misto sempre tracciabile con la Carta Smeraldo. Il cassonetto, per capire, non tornerà libero. E chi lascerà un sacchetto per strada sarà ulteriormente tracciabile e punibile».
In tema di cultura ha già detto che non è per i grandi eventi. Non trova, però, che per alimentare il bisogno di cultura ogni tanto serva anche qualche emozione?
«Vanno trovate le risorse in collaborazione con i privati. Con la Fondazione cambieremo filosofia, non più a bancomat ma con una coprogettazione. Non sono contrario ai grandi eventi, sono contrario ai soli grandi eventi: la città deve vivere tutto l’anno».
Vasco nel 2027 è un sogno di Muzzarelli o c’è qualcosa di concreto?
«Bisognerebbe sentire che cosa ne pensa Vasco. Ovviamente ben venga, ma il tema resta una città che deve vivere 365 giorni all’anno. Oggi, ad esempio, c’è una richiesta poco soddisfatta di concerti medi da 8-10mila spettatori».
Concerti da diecimila persone non sono così piccoli. Cosa vi immaginate?
«Di farli dentro la città, animando pezzi di quartiere per sottrarli al degrado e alla sicurezza. Penso, ad esempio, al parco Novi Sad. È un impegno per l’estate 2025».
Cultura significa anche sicurezza
«Lo è. Cominciamo a riqualificare aree per renderle più appetibili ai cittadini. Non possiamo militarizzare le città. Non abbiamo forze, strumenti e mezzi delle forze dell’ordine che ci consentano di presidiare tutta la città. E allora dobbiamo farle vivere».
Un altro esempio?
«La zona del Tempio. Penso alla riqualificazione del cinema Prinicipe, tra area espositiva immersiva e cinema che ci permetterà di agire anche sull’apertura dei Giardini Ducali da Vittorio Emanuele».
Sempre in tema di spettacoli, avete già pensato all’ultimo dell’anno?
«Ci sarà un bellissimo ultimo dell’anno in centro storico. Sarà musicale. Ci tengo particolarmente perché fui il primo, da assessore nel 1995, a istituire la festa in piazza Grande: portammo Aldo, Giovanni, Giacomo e Paolo Rossi».
A proposito di questioni da risolvere: via Giardini, Vignolese, Nonantolana, sono sempre congestionate.
«Quando i cantieri sono di Anas dobbiamo sempre pregare per le tempistiche. Piuttosto manca ancora la firma del cavalcavia per la complanare: non so cosa dobbiamo fare di più, a chi dobbiamo scrivere. I lavori si faranno la prossima estate perché non possiamo pensare di chiudere la Vignolese per due settimane con il traffico normale...».
La Fiera oggi è un caso politico, non più economico. E un quartiere fieristico in disuso rappresenterà un problema, giusto?
«Comune e Provincia sono usciti a fine 2022 e non hanno più voce in capitolo. Oggi il ragionamento sulle fiere è di natura economica e su quei conti non abbiamo voce in capitolo. Va ripensata la natura e la mission delle fiere e la loro dislocazione. La priorità ora è evitare che il quartiere fieristico diventi terra di nessuno, sul quale vanno concordate funzioni non impattanti sulla cittadinanza. Un polo logistico, come ho sentito dire, non ci sarà».
Chiudiamo con la politica. Lunedì sera era all’apertura della campagna elettorale di Luca Sabattini: lo sosterrà apertamente alle Regionali?
«Non ho tessere. C’ero perché conosco Luca da tanti anni, mi lega a lui una amicizia personale. Gli faccio il mio in bocca al lupo ma non faccio campagna elettorale per nessuno, il sindaco penso debba essere neutrale».
Alle elezioni provinciali è mancato qualche voto, lei non è stato il più votato, bensì un nome dell’opposizione. Ha avuto modo di chiarirsi col Pd?
«No, non sento il bisogno di chiarirmi col Pd. Ho visto confusione, può essere stato un errore causato da liste diverse che giravano. Non conosco le motivazioni, non penso ai due voti persi su di me ma ai due consiglieri che la maggioranza non ha in favore della destra. Spero nella buona fede. Poi quando mi dicono che prendo i voti dalla destra in Consiglio rispondo che a me i voti li danno, qualcun altro li ha dati alla destra».
Entrerà o no nel Pd?
«No, continuerò a non essere iscritto al Pd o ad altri partiti. La mia indipendenza è stata un elemento di forza e continuerà ad esserlo».
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